ADOLESCENZA: come sopravvivere a quella dei propri figli

ADOLESCENZA:TRA L’APPARIRE, IL VIVERE E L’ESSERE

 

Essere stati adolescenti è un’esperienza di vita universale, ognuno può richiamare alla mente eventi, stati d’animo, sensazioni, colori e odori dell’adolescenza anche se ormai sono passati molti anni. Perché? Perché l’adolescenza è qualcosa che rimane dentro, è un qualcosa che ci rende uguali per averla vissuta, ma nello stesso tempo unici per ciò che abbiamo sperimentato e ci ha lasciato. Ma fermiamoci a riflettere su cosa è e soprattutto significa essere adolescenti. Il termine adolescenza deriva dal latino “adolescere”, che significa crescere, mutare. Dunque l’adolescenza è l’età della crescita e del cambiamento e quanto si cresce si cambia nel fisico, nella voce , nel carattere, nei pensieri e nei comportamenti. Durante l’adolescenza il normale e armonioso sviluppo della mente e il corpo sembrano perdere il ritmo della crescita che li ha contraddistinti fino a quel momento e non riescono ad andare più a tempo nel cambiamento.  W. diceva che “L’adolescenza è una scoperta personale durante la quale ogni soggetto è impegnato sia in un’esperienza :vivere, che in un problema: esistere”. L’adolescenza statisticamente ha origine dagli undici anni e si conclude ai diciotto, e in questo periodo si acquisiscono le competenze e i requisiti necessari per assumere le responsabilità di adulto. Essa inizia con la pubertà, ma non è solo il mutamento biologico connesso alla pubertà che provoca il momento adolescenziale. Al cambiamento fisico si associano esperienze emozionali molto intense: la ricerca di un nuovo equilibrio nei rapporti con il mondo e con il proprio essere. L’adolescente pone l’attenzione a numerosi nuovi stimoli, c’è un incremento dell’interesse verso sentimenti e stati d’animo e tutto ciò che propone il mondo esterno. Con l’adolescenza alcune dinamiche fondamentali sono giunte a compimento, ora devono essere nuovamente superate per poter raggiungere l’ingresso a pieno titolo nella vita, mediante l’accettazione del proprio cambiamento corporeo (cambiamento che viene vissuto come disarmonico); la capacità di separazione (passaggio da dipendenza a parità per poi arrivare al concetto di autostima); la tolleranza dell’ambiguità; la tolleranza dei limiti per sviluppare le potenzialità; inoltre l’adolescenza viene vissuta come un mondo totipotenziale (tutto è alla mia portata e nulla è impossibile, posso diventare qualsiasi cosa, spiegando così l’identicazione nei personaggi dello spettacolo e la fiducia ammirazione totale agli idoli), ma è necessario superare questa fase per fare i conti con i propri limiti e trovare nuovi spunti più concreti. L’adolescenza è una fase florida, entusiasmante e carica di aspettative e di sogni; nell’adolescenza si inizia a progettare e a pensare il proprio futuro. Nel “cosa farò da grande”, le aspettative e i sogni sono spiati dagli occhi degli adulti ma connotati con i colori dell’infanzia, cioè il futuro visto con le aspettative degli adulti, ma con le paure di un bambino. Questo è il passaggio fondamentale dell’adolescenza: la separazione dai genitori, la spinta all’autonomia e al voler dimostrare di essere ormai grande, ma allo stesso tempo fare i conti con tutte le difficoltà che ciò comporta e la paura di non farcela. Quali sono i bisogni dell’adolescente? Il bisogno di assoluto (la difficoltà ad accettare la relatività e la possibile coesistenza di differenti opinioni, giudizi e percezioni), il bisogno di isolamento (la ricerca privata di soluzioni originali), il bisogno di sfida (per interiorizzare le regole deve essere un po’ delinquente per poter poi scegliere di essere davvero onesto). L’adolescente non sperimenta questa fase in totale solitudine, o meglio non deve sperimentare da solo , ma deve essere ben inserito in un sistema costituito dai genitori, gli amici, gli insegnanti, le realtà ricreative…

Il partner prediletto dell’adolescente è il gruppo, che spesso viene chiamato branco con una conseguente e ingiusta accezione negativa. Il gruppo ha una serie di funzioni nello sviluppo: procurare uno status simbolico autonomo, favorire le relazioni affettive tra i membri, favorire la costituzione del concetto di sé, da un forte appoggio al processo di emancipazione dai genitori, funziona come luogo di apprendimento, di sperimentazione e di controllo dell’azione individuale, inoltre nelle relazioni amicali si apprendono strategie per affrontare i problemi.

Qual è il ruolo dell’adulto della famiglia e degli insegnanti? Sono semplici spettatori? In una crisi adolescenziale sana gli adulti non devono intervenire troppo attivamente ma si devono mantenere “disponibili ad accettare il bisogno che l’adolescente ha di sfidare senza tuttavia accettare la sfida” (Zapparoli). L’adulto non deve essere l’amico-coetaneo dell’adolescente perché questo tipo di rapporto può diventare un modo sottile di fermare il suo bisogno di opposizione e differenziazione privandolo del bisogno di trovare da sé soluzioni più idonee e originali per tentativi ed errori. L’eccessiva permissività riduce la possibilità delle operazioni di opposizione e rifiuto. L’adulto deve mostrare la paziente fermezza di una persona che è già in possesso di una salda identità e per questo ambasciatore del principio di realtà.

ADOLESCENZA E I SUOI RISCHI

Fondamentale è la prevenzione in adolescenza che mira al riconoscimento dei comportamenti a rischio ed alla differenziazione tra comportamento “a rischio” dell’adolescente normale e comportamento “a rischio” dell’adolescente con problemi.   La ripetitività, la lunga durata, la non transitorietà,  la presenza del comportamento problema in più ambiti (domestico, scolastico, ecc) , la presenza di esperienze negative nella vita, la presenza di altre manifestazioni patologiche

Distinzione tra adolescente sano in crisi evolutiva adolescente con “problemi”

L’adolescente sano mantiene sempre, anche nell’acme della crisi un buon contatto con la realtà.

Il suo comportamento è per lo più circoscritto all’ambiente domestico, mentre relativamente indenni restano gli altri settori della sua vita.

La forzata originalità, tinta a volte di esibizionismo, ha la funzione di tenerlo differenziato e distinto dagli altri ma si distingue dalle bizzarrie del soggetto con psicopatologia.

Nell’adolescente sano in crisi non si hanno mai grosse lacune del funzionamento percettivo e del pensiero.

L’atteggiamento contraddittorio dell’adolescente per problematico che sia rimane come avente un significato ed uno scopo mentre nella psicopatologia spesso questo atteggiamento rimane privo di un qualsiasi scopo comprensibile. 

 

 

 

I DISTURBI IN ADOLESCENZA

I disturbi del comportamento, passaggi all’atto (TS, furto, violenze, fughe)

I disturbi della condotta alimentare (anoressia, bulimia)

Le dipendenze (droghe, fumo, alcool)

I disturbi dell’umore (depressione, mania)

Le nevrosi (fobia, isteria, DOC, inibizione)

Le psicosi (breackdown psicotico)

I disturbi di personalità (borderline, narcisistico)

 

 

Qualche consiglio ai genitori per comunicare con il ragazzo adolescente:
la “riformulazione”

Riformulare significa restituire, rimandare all’interlocutore le cose che lui stesso vi ha comunicato (“da ciò che mi dici mi sembra di capire che…”). Ciò permette di accogliere e incoraggiare il ragazzo rispetto al messaggio che invia.
Nella riformulazione non è importante essere d’accordo, ma è importante dimostrare al ragazzo di aver capito ciò che sta dicendo e provando, senza giudicare.
Ciò stimolerà nel ragazzo una maggiore riflessione sui propri pensieri e azioni.
Inoltre, nonostante possa sembrare il contrario, in questo modo immagazzinerà le opinioni dell’adulto.

Indicazioni utili per una buona comunicazione:

utilizzare frasi del tipo: “dal mio punto di vista penso che… se ho capito bene…”, per inviare il messaggio implicito che la percezione personale dei fenomeni è sempre soggettiva (non si ha la pretesa che sia vera e universale),
aiutare il ragazzo ad esprimersi e non farlo al suo posto, è pericoloso fare inferenze sulle intenzioni altrui,
se nello scambio interattivo ci sono emozioni negative (rabbia, collera…), concedersi una pausa e riprendere quando si è calmi.

 

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